Buongiorno a tutti e ciao Tisbe!È un soggetto molto interessante quello che proponi oggi alla nostra attenzione.Ho bisogno di un po' di tempo per riordinare le idee: tornerò con qualcosa che sia all'altezza della sfida che hai lanciato.A più tardi…
E' vero, concordo.
Non è detto però che in tutti i casi chi si limita ad esistere non possa essere più felice, almeno molte volte, di chi vive, di chi è più consapevole, di chi è in grado di rapportarsi al mondo in maniera più… piena…
Rileggendo le parole di Oscar Wilde ho avuto un momento di perplessità, per una cosa di cui lì per lì non mi ero accorto, e cioè l'uso dei due verbi: vivere ed esistere.Ora mi trovo spiazzato, completamente spiazzato, perché nella mia trama di relazioni mentali essi sono tra loro correlati inversamente. In altre parole, io attribuisco un significato negativo a vivere, più che a esistere, benché nella sostanza il discorso non cambi affatto una volta che ci si è messi d'accordo sul loro uso.Mi piacerebbe sapere se anche altri condividono questa mia perplessità, e sarei loro grato se volessero dire due parole in merito…
Posso provare a dare la mia interpretazione: esistere è qcs di "subito"; vivere impone una scelta e una consapevolezza. L'esistenza si dipana in un arco di tempo con inizio ed una fine, la vita, invece, ha in sé qualcosa di più profondo e non indica soltanto uno spazio temporale. Giusta l'osservazione di FeliceMente, chi è inconsapevole è quasi sempre più felice di chi invece lo è. La differenza semmai è, che chi è inconsapevole non potrà mai scegliere se vivere o esistere, chi lo è, può fare qualche eccezione e qualche volta concedersi di esistere soltanto.
Vedi invece come stanno le cose nella mia prospettiva (che comunque, ribadisco, è una questione che si può tranquillamente sistemare accordandosi sul significato esteso da attribuire all'uno e all'altro verbo):vivere è per me in relazione all'aspetto biologico della vita, mentre esistere a quello ontologico (e spirituale).Quello che mi ha fatto propendere per questa visione nel contesto della citazione è il fatto che, benché io non sia un conoscitore di Wilde, sicuramente il suo uso di vivere è da intendere in relazione con un certo stile di vita: materiale, fisica.Non credo che l'enfasi di Wilde fosse sulla consapevolezza, ma, ripeto non lo conosco bene. Mi piacerebbe sentire qualche suo intenditore…
Se Wilde avesse inteso l'esistenza come puro fatto ontologico, credo che, nella citazione non avrebbe aggiunto "solamente" che funge da riduzione. (Seguo un ragionamento e come tale potrebbe essere confutabile) Ciau
Capita sempre così. Si parte piano piano,e poi ci si accartoccia sulle parole…Faccio da mediatore: mettiamoci d'accordo sul fatto che: vivere, in questo contesto, significa avere coscienza del proprio essere (come dicono sia FeliceMente che Tisbe) e quindi essere nel senso più pieno; esistere, invece, indica un livello di vita inconsapevole.Potrebbe andare così? Se sì, allora procediamo con il discorso, che mi interessa…
Buongiorno a tutti e ciao Tisbe!È un soggetto molto interessante quello che proponi oggi alla nostra attenzione.Ho bisogno di un po' di tempo per riordinare le idee: tornerò con qualcosa che sia all'altezza della sfida che hai lanciato.A più tardi…
E' vero, concordo.
Non è detto però che in tutti i casi chi si limita ad esistere non possa essere più felice, almeno molte volte, di chi vive, di chi è più consapevole, di chi è in grado di rapportarsi al mondo in maniera più… piena…
Rileggendo le parole di Oscar Wilde ho avuto un momento di perplessità, per una cosa di cui lì per lì non mi ero accorto, e cioè l'uso dei due verbi: vivere ed esistere.Ora mi trovo spiazzato, completamente spiazzato, perché nella mia trama di relazioni mentali essi sono tra loro correlati inversamente. In altre parole, io attribuisco un significato negativo a vivere, più che a esistere, benché nella sostanza il discorso non cambi affatto una volta che ci si è messi d'accordo sul loro uso.Mi piacerebbe sapere se anche altri condividono questa mia perplessità, e sarei loro grato se volessero dire due parole in merito…
Posso provare a dare la mia interpretazione: esistere è qcs di "subito"; vivere impone una scelta e una consapevolezza. L'esistenza si dipana in un arco di tempo con inizio ed una fine, la vita, invece, ha in sé qualcosa di più profondo e non indica soltanto uno spazio temporale. Giusta l'osservazione di FeliceMente, chi è inconsapevole è quasi sempre più felice di chi invece lo è. La differenza semmai è, che chi è inconsapevole non potrà mai scegliere se vivere o esistere, chi lo è, può fare qualche eccezione e qualche volta concedersi di esistere soltanto.
Ho scritto davvero malissimo. La fretta! Cmq si capisce quello che avrei voluto dire Chi è consapevole è meno felice di chi non lo è.
Vedi invece come stanno le cose nella mia prospettiva (che comunque, ribadisco, è una questione che si può tranquillamente sistemare accordandosi sul significato esteso da attribuire all'uno e all'altro verbo):vivere è per me in relazione all'aspetto biologico della vita, mentre esistere a quello ontologico (e spirituale).Quello che mi ha fatto propendere per questa visione nel contesto della citazione è il fatto che, benché io non sia un conoscitore di Wilde, sicuramente il suo uso di vivere è da intendere in relazione con un certo stile di vita: materiale, fisica.Non credo che l'enfasi di Wilde fosse sulla consapevolezza, ma, ripeto non lo conosco bene. Mi piacerebbe sentire qualche suo intenditore…
Se Wilde avesse inteso l'esistenza come puro fatto ontologico, credo che, nella citazione non avrebbe aggiunto "solamente" che funge da riduzione. (Seguo un ragionamento e come tale potrebbe essere confutabile) Ciau
Capita sempre così. Si parte piano piano,e poi ci si accartoccia sulle parole…Faccio da mediatore: mettiamoci d'accordo sul fatto che: vivere, in questo contesto, significa avere coscienza del proprio essere (come dicono sia FeliceMente che Tisbe) e quindi essere nel senso più pieno; esistere, invece, indica un livello di vita inconsapevole.Potrebbe andare così? Se sì, allora procediamo con il discorso, che mi interessa…
Ciao, bella tisbe,
frenesia riflessione,
calma fretta,
vivere esistere,
avere essere (questa non è mia!!)
boh!!!!
(la risposta è dento di te , parola di Quelo!!!!!)
CIAO
filemazio
“esistere” è una questione di carattere anagrafico;
“Vivere” è partecipare attivamente alla propria esistenza.
(credo)
Ciao a tutti