Dedico questi scampoli di vita ai disperati d’ogni tempo che hanno dovuto abbandonare la propria terra alla ricerca di una speranza di sopravvivenza
Prologo
Ho scelto di raccontare questa storia, come si presenta, oggi, alla mia mente, distorta dal tempo passato, dalle esperienze vissute, e da attese non sempre suffragate dalla realtà oggettiva. Ho voluto così perché le testimonianze non sono mai abbastanza, soprattutto oggi che spira un forte vento d’intolleranza, mentre un popolo di disperati si accalca alle nostre frontiere, chiedendo soltanto una fragile speranza per un possibile futuro. Sarei, tuttavia, ingiusta se mostrassi solo l’aspetto altruistico di questo scivolare lento nei ricordi, perché c’è anche la volontà di portare a galla uno stralcio di tempo che ho dimenticato. C’è tutto il dramma dell’emigrazione italiana, taciuta da molti, come se non appartenesse alla storia del nostro paese post-moderno, indirizzato al terziario avanzato, ed affrancato dalle fatiche manuali. Questa testimonianza vuole dire, con tutta la forza e la rabbia concessa dal linguaggio, che la storia ha un peso individuale, che non può e non deve essere taciuto. Lo strappo affettivo, lo sradicamento culturale, e lo smembramento familiare lasciano nell’individuo cicatrici indelebili pronte a sanguinare al minimo cenno del ricordo. E’ questa la mia storia individuale, personale, ma con un tocco di universalità che, spero, le possa concedere di essere consegnata alla memoria collettiva dell’umanità.
Che stupido, per poco … andavo al cinema, quando qui nel Tuo sito cominciava a snodarsi il Prologo di “Con gli occhi di bambina”!
@anonimo, che stupida! E questo non è un sito. E' un blog
La mia non è stata emigrazione ma immigrazione. Qualche anno fa ho scoperto, senza bisogno di psichiatri o simili, che la mia insonnia dipende dal trauma più estremo della mia infanzia: lo sradicamento da Fondi a Roma all'età di 7 anni e mezzo. Sono 120 Km. Ma se 120 km possono aver lasciato un segno così duraturo ed indelebile in una persona (i bambini si sa registrano tutto e con dovizia di particolari…) figuriamoci cosa possa accadere a chi si lascia alle spalle centinaia o migliaia di km. Per fortuna, da molti anni "aggiro" il problema impegnadomi nelle mie varie attività ma ogni tanto si dorme anche durante il giorno per evitare di perdere il contatto con la realtà. Quegli "IMBECILLI" che, per allontanare la gente dai veri problemi, hanno scritto che le analisi sociologiche non aiutano a capire i cambiamenti di un popolo e di una nazione, oltre ad essere imbecilli, sono anche "SCELLERATI", perché sono proprio quelli che contribuiscono a tenere spaccati i popoli per poterli manovrare meglio. E' il millenario sporco gioco del "DIVIDIT ET IMPERA" che molti guasti e disastri ha provocato nella storia. Se pensate che è il sistema utilizzato nella controinformazione dalla CIA per "attaccare" tutte le nazioni in cui la peggiore America voleva dominare e che in politica Berlusconi ha sempre utilizzato. Tina, occorre testimoniare sempre le ingiustizie subite e mi sembra che tu lo stia facendo egregiamente. Baci
bell'inizio
ho chiesto ma non mi è rivvata la mail
L'inizio è interessante, ma da qualche giorno non posso collegarmi spesso…non ho capito! E' un libro? Tuo?
Sorry.
Daniele
No! Che stupido che son io! Mi son pur dimenticato di firmarmi, di inserire il mio www.!!! Non sono stato chiaro! Insomma, proprio un disastro! Ma, dopo il Prologo … continua, vero? O no!
gauche
la storia non ha solo un peso individuale , ma un patrimonio collettivo fatto di angosce e di sogni infranti, saperli ascoltare vuole dire concedergli la possibilità di far sentire la loro voce
@gauche, caro, dovresti firmarti considerando che questo blog è sotto il costante controllo del troll e degli hacker neocon
@pazyryk, lo farò sempre…quando faccio analisi sociologiche sul fenomeno del terrorismo, ovviamente, mi becco il titolo di "terrorista"
@mianonnaincarriola, sei kilombista 🙂
@Daniele, sì, è un mio raccontino. Non so se ricordi, quello del premio…
@alessandro62, finalmente ale ritorni su questi lidi.
Cos'e' un ricordo bello? non so.
Non me ne viene in mente manco uno.
Lavoravo girando tutta la sicilia, anche la calabria e le isole minori qualche volta. ho lavorato pure al nord.
Dovrei avere ricordi belli, non ne ho neanche uno.
E' triste sapere che quello che era il mio vivere quotidiano adesso sia solo un ricordo.
Cerco di non pensarci allora, di non avere ricordi.
Ma un ricordo me lo tengo stretto.
Vedere tutto dall'alto da 36,55,100metri,appeso nel vuoto.
E sentire i colleghi che da sotto mi incitavano e quelli in altezza passarmi gli attrezzi e chiamarmi dottore…. "Nello non smette di lavorare manco se gli spari" dicevano cosi di me i capisquadra.
Ma grazie alla legge 30 mi sono allontanato controvoglia a un "essere" piu' che a un "luogo".
salutos Er Mahico.