Ha combattuto per tutta la vita, per le cose in cui credeva, per le persone che amava.
Ha combattuto anche contro la malattia, fino a quando non ha deciso – perché lei era una di quelle che decideva, perdìo – che era arrivato il momento di dare un’occhiata altrove.
E adesso il nostro Spartacus Quirinus, Claudio Francesconi, ha perso la compagna di una vita, la compagna di sempre. Diana De Feo, la nostra Lilith, si è addormentata per un lungo, lunghissimo momento, ieri 22 febbraio.
L’ha amata fin da quando l’ha vista per la prima volta, in quel del ’68, quando lei divenne la sua rivoluzione, e non l’ha mai abbandonata.
42 lunghi anni che oggi sembrano così brevi, soprattutto per chi rimane solo, senza lei.
Le cose della nostra vita non sono mai facili: è difficile amare, è difficile accettare, difficile perdonare ed è quasi impossibile dimenticare.
Ma quando la tua mano si allunga nella notte, e trova la pelle dell’altra che ti aspetta, e quando gli sguardi si incrociano sopra una tazza di caffè al mattino, bevuta immersi in quel silenzio che è pieno di cose non dette ma conosciute e strasapute, quando le mani si incrociano su un pancione che cresce , le voci si sovrappongono per punire o premiare quel piccolo che ti diventa sempre più grande e le dita si intrecciano convulse e rassegnate mentre un macchinario – asettico e implacabile – scandisce l’attimo in cui la donna che hai amato da sempre e che amerai per sempre ti lascia – ma non del tutto e mai per sempre, vero Claudione? – allora quella sofferenza che sai che ti piomberà addosso quando avrai finito di fare le cose pratiche, da bravo marito comunista, beh, ti farà male. Ma tanto male. A quel punto penserai a tutto quello che avete vissuto insieme, e penserai anche agli anni in cui non la conoscevi, e saprai che ne è valsa la pena.
Ti siamo vicini, compagno. Sappilo.
E te, cara Lilith, che leggevi e scrivevi al mattino presto, che in questo strano popolo blogger non solo scrivevi ma avevi la pazienza e la passione di leggerci, che questo ultimo sentiero ti sia lieve, che gli inciampi siano pochi e che di fronte a te ci sia sempre, a guidarti, quel sole rosso dell’alba che ricordavi ogni volta che lo Spartacus ti faceva dannare, e tu lo sai quanto i nostri uomini sono capaci di farlo.
Abbi cura di te, adesso che avrai più tempo. Senz’altro più del nostro.
Ciao compagna, ciao sorella.
(post scritto da Dacia Valent e pubblicato sulla hp di Kilombo… ripubblicato da me perché non saprei trovare parole migliori… un abbraccio Claudio… ma un abbraccio forte!)
Cara Tina, ti ringrazio tantissimo… ricordi quella mattina a Roma, all'EUR, per la mostra dell'editoria minore? Allora ci conoscemmo tutti e tre. Ed ora lei non c'è più…
Sì, caro Claudio, come dimenticarlo… siamo stati poco tempo insieme ma è bastato per stimarci reciprocamente. Devi farti forza perché sentirai molto il vuoto che è lasciato, e per quanto distanti, sappi che io ci sono … se posso fare qualcosa per te… nonostante la distanza, non hai che da chiedere. Di nuovo un grande, forte e caldo abbraccio.
Porgo Un'abbraccio a un compagno che stà soffrendo.
Ti siamo tutti vicini Claudio.
L'amore vince sempre e i tuoi anni insieme a lei fino all'ultimo ne sono la prova.
Qualunque cosa tu abbia bisogno in veneto e dintorni chiedi pure.
Sono Sinceramente dispiaciuto e vorrei aiutare come posso.
ErMahico